Il professore ordinario di microbiologia all’Universita di Padova mette in guardia sul rischio futuro: “A un passo da variante resistente a vaccini”.
La variante Delta sta prendendo sempre più piede nel mondo e anche nel nostro Paese. Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, ai microfoni della trasmissione ‘L’Italia s’è desta’, su Radio Cusano Campus, ha rilasciato delle dichiarazioni che non lasciano tranquilli.
Queste le sue parole: “Se uno è vaccinato con una singola dose può sviluppare una malattia anche grave a causa della variante Delta, sebbene con frequenza minore rispetto a un non vaccinato. Se uno è vaccinato con due dosi, l’effetto della vaccinazione diminuisce del 30% secondo i dati di Israele”.
E ancora: “La Gran Bretagna continua a contare i casi giornalieri di Covid-19 e la mortalità è aumentata di 10 volte, quindi non è vero che non succede nulla, parliamoci chiaro”.
Andrea Crisanti: “Siamo a un passo da variante resistente a vaccini”
L’Inghilterra dal 19 luglio riaprirà tutto e verranno tolti gli obblighi di indossare la mascherina e di distanziamento sociale. Su questo argomento, ecco il pensiero di Crisanti: “La decisione politica di Johnson è molto pericolosa, perché far correre questo virus è molto rischioso. Si possono creare nuove varianti più resistenti al vaccino. Questo virus è a un passo da quella situazione, perché è un virus a elevata trasmissibilità che è in grado di far ammalare chi ha fatto una sola dose e in piccola parte anche chi ha fatto le due dosi. La Gran Bretagna sta assumendosi un grande rischio. Il problema è che il rischio lo prendono anche tutti gli altri Paesi. Vedere 60mila spettatori a Wembley dà un’idea rassicurante di normalità, ma si è data un’ulteriore opportunità al virus di diffondersi. Queste sono decisioni politiche”.
E infine: “Non capisco chi dice che adesso bisogna guardare solo i dati di ricoveri e decessi: è come guardare solo i fotogrammi di inizio e fine di un film anziché guardarlo tutto, significa non avere cognizione di ciò che avviene sui territori e andare alla cieca. Se vogliamo avere la percezione su quello che succede è un conto, se invece dobbiamo cambiare i parametri per tranquillizzare le persone è un altro. Noi pensiamo che coi vaccini si risolva tutto, ma non è così. Con un virus che cambia come questo, basare tutto sui vaccini a mio avviso non avrà l’effetto sperato, perché non abbiamo la capacità di aggiornare i vaccini alle varianti alla velocità con cui cambia il virus”.