Il tanto atteso debutto di Laurel Hubbard, prima transgender alle Olimpiadi, si è tramutato in una delusione per l’atleta.
Nei mesi scorsi la decisione della federazione sportiva Neozelandese di inserire nella lista delle atlete Laurel Hubbard aveva generato qualche polemica. La sollevatrice di pesi, infatti, è la prima atleta transgender ad essersi qualificata alle Olimpiadi. Il CIO ha ovviamente accolto la sua partecipazione ai Giochi di Tokyo senza alcun problema, ma la decisione non ha fatto altro che alimentare le polemiche.
Per alcuni, infatti, il fatto che Laurel Hubbard fosse nata uomo era un indubbio vantaggio rispetto alle concorrenti. A loro dire la struttura ossea e muscolare le avrebbe dato un vantaggio così grande da rendere scorretta la sua partecipazione alle gare. In tanti avevano addirittura ipotizzato che la medaglia d’oro per il sollevamento pesi femminile per la categoria +87 era già nelle mani dell’atleta neozelandese.
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Laurel Hubbard fallisce alle Olimpiadi: non doveva avere un vantaggio?
Il risultato della partecipazione di Hubbard alle Olimpiadi è stato leggermente diverso da quello che i detrattori avevano ipotizzato. Non solo Laurel non ha vinto una medaglia, ma ha persino fallito la qualificazione alla fase finale della competizione. L’atleta neozelandese ha fallito il primo tentativo di sollevare un bilanciere da 120 chilogrammi e i successivi due di sollevare 125 chili, non riuscendo a portare il bilanciere nemmeno sopra la testa nell’ultimo e decisivo tentativo.
Appare evidente, dopo questa dimostrazione empirica, che l’essere nata uomo non ha dato alcun vantaggio all’atleta e che dunque le polemiche sorte nel momento in cui le è stato permesso di partecipare fossero solo preconcetti. Probabilmente è giunto il momento di abbandonare le convinzioni dovute all’ignoranza e lasciare andare schieramenti ideologici che non portano a nulla se non a generare odio e divisione nell’opinione pubblica. La Hubbard, prima di partecipare alla competizione, infatti, ha preso degli inibitori del testosterone che l’hanno portata ad essere sullo stesso piano fisico delle altre atlete.
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La scelta del CIO è stata fatta in considerazione di questo processo di transizione, consapevole che non ci sarebbe stata slealtà nella competizione di categoria ed i fatti gli hanno dato ragione. Accettare la partecipazione di Laurel nella categoria donne è stato il primo importante passo verso la definitiva inclusione delle atlete transgender, un esempio che potrebbe essere d’incoraggiamento anche per il resto della società alla completa accettazione di chi si sente di un sesso diverso da quello con il quale è nato.