Uno studio ha preso in esame le grandi pandemie degli ultimi 400 anni stabilendo che il rischio di nuove epidemie catastrofiche andrà crescendo nelle prossime decadi
Le probabilità che nuove pandemie possano in futuro colpire il mondo non sono così basse come si possa pensare. Secondo quanto stimato da Marco Marani dell’Università di Padova di concerto con i colleghi di Marquette University e Duke University non solo il rischio pandemico è piuttosto elevato ma nel corso dei prossimi decenni è destinato a salire. E se al momento si attesta intorno al 2% per anno, in futuro potrebbe addirittura raddoppiare: ad oggi, come rilevato dall’analisi pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, la maggior parte delle persone potrebbe ‘toccare con mano’ una pandemia almeno una volta nella vita, come del resto sta accadendo con quella di Covid. Ad aumentare in futuro non sarà solo il rischio pandemico ma anche il rischio di emergenza di nuovi patogeni che potrebbe addirittura triplicare.
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L’esperto: “Siamo impreparati a epidemie catastrofiche tutt’altro che improbabili”
Per arrivare a tale conclusione è stato analizzato un arco temporale di quattro secoli insieme alle corrispettive epidemie storiche come quelle di peste o di vaiolo; è emerso che la probabilità di una pandemia la cui intensità possa risultare simile a quella della spagnola (che provocò ben 30 milioni di morti tra il 1918 ed il 1920 è pari allo 0,3%-1,9% per anno). È dunque la statistica a parlare e ‘rivelare’ che la probabilità che un’altra pandemia di questo tipo possa avvenire entro i prossimi 400 anni è più che concreto. Dallo studio si evince anche un altro dettaglio: le persone nate intorno al 2000 hanno un rischio del 38% di ritrovarsi nel bel pezzo di una pandemia; rischio che potrebbe arrivare fino al 76% nei prossimi decenni per via di una serie di fattori legati in particolare alle azioni dell’uomo di ambiente e clima. A tal proposito Marani ha dichiarato: “Lo studio di questo insieme di dati multicentenari mostra come siamo inadeguatamente preparati a epidemie di intensita’ che si sono rivelate catastrofiche come la Spagnola, ma che sono tutt’altro che improbabili”.