La confessione del rapper Junior Cally, dopo la cura di disintossicazione dal sesso e dall’alcol: “Da 45 giorni non tocco un goccio”.
Lo scorso 15 luglio su Facebook, il rapper Junior Cally dava l’annuncio di aver iniziato un percorso riabilitativo (rehab) per disintossicarsi dall’alcol e dal sesso compulsivo. Il rapper a Sanremo 2020 fu massacrato, a causa di una vecchia canzone ritenuta sessista e per quella nuova, ‘No grazie’ , invisa a Matteo Salvini.
Queste le sue dichiarazioni al ‘Corriere’: “Ho chiesto io di essere ricoverato. Volevo smettere di bere, staccare ogni contatto. Ma ogni giorno scoprivo che non ero pronto affatto. Da quasi 45 giorni non tocco un goccio, ma non è facile”.
Il rapper ha ammesso i mesi difficili passati e ha spiegato la sua nuova vita nel periodo del ricovero presso una clinica toscana: “Psicanalisi, meditazione, yoga. Mi sono reso conto di cosa perdevo quando già prima di pranzo iniziavo col vino e, la sera, dopo altre tre bottiglie di rosso, passavo a grappa, amari, fino a svenire. In rehab , ho scoperto il sapore del caffè la mattina senza postumi della sbornia”.
Junior Cally dopo il rehab: “Vedo e sento più cose. Ora, so che si è più ubriachi da sobri”
Junior Cally ha dichiarato di aver passato un’adolescenza difficile, a causa di alcuni problemi di salute: “Ho avuto momenti bui. Ancora ci sono. Quelli in cui mi dico: voglio bere. E quelli in cui mi vengono in mente cose di quando ero piccolo, del perché sto così. Credo che bevo per anestetizzarmi, per insicurezza. L’alcol mi fa sentire forte, mi fa evadere dal Doc (disturbo ossessivo compulsivo) di cui soffro da quando ho 18 anni”.
Ma cosa successe?: “Mi hanno detto che non sarei morto. A 14, giocavo a calcio. Faccio i provini per il Perugia, il Verona, vanno alla grande, ma mi respingono: avevo le piastrine troppo basse. Cominciano le visite, mi dicono che è leucemia. Quattro anni per ospedali e mille divieti: non posso giocare a pallone, tatuarmi, andare in motorino… A 15 anni, dico a mamma: se devo morire, me lo devi dire. A 18, i medici capiscono che era invece una malattia autoimmune. Mi è rimasta la paura di morire, il Doc è nato così: ho iniziato a pensare che, se accendevo e spegnevo la luce quattro volte o giravo la maglietta due o evitavo i numeri dispari, non sarei morto. Bere aiutava: se sei ubriaco, non riesci neanche ad aprire la porta, figuriamoci a contare le volte che spegni la luce”.
E ancora: “La situazione è peggiorata col lockdown. Ho sempre bevuto, ma lì ho aumentato. La mattina, non mi ricordavo che avevo fatto il giorno prima, tremavo, il Doc era amplificato, le insicurezze prendevano il sopravvento. Dopo il rehab, vedo e sento più cose. Mi accorgo dell’insetto sul fiore. Prima, ero a letto con una, ma non la vedevo. Ora, so che si è più ubriachi da sobri”.
Ecco il video del nuovo singolo di Junior Cally, “Come Monet”: