Una carabiniera ha salvato una donna intenta a suicidarsi: “Subito dopo ci siamo abbracciate”

Una carabiniera ha salvato una donna intenta a suicidarsi buttandosi da un ponte. L’episodio è avvenuto a Perarolo, in provincia di Belluno.

Un carabiniere donna è diventata l’eroe del giorno. Il motivo? Il salvataggio di una donna intenta a suicidarsi e a lasciare da soli i suoi tre figli. La carabiniera è riuscita a convincere la donna dopo ben quattro ore di parole e racconti. La donna era in bilico sulle protezioni laterali di un ponte a Perarolo, in provincia di Belluno.

La carabiniera si è seduta sul ponte e con molta calma ha iniziato a ricordare alla donna dei suoi tre figli e del dolore che avrebbe provocato loro con la sua morte. Le sue parole hanno fatto desistere la donna verso l’insano gesto.

Alle 8 di ieri mattina, un escursionista ha segnalato al 112 la presenza di una persona in bilico sul ponte della Valmontina. L’arrivo della carabiniera ha salvato la vita di questa mamma trevigiana. I soccorsi e i vigili del fuoco erano pronti a intervenire, ma hanno lasciato che la carabiniera facesse breccia nel cuore ferito della donna.

Il racconto della carabiniera eroe: “È stata un’emozione immensa e una grande soddisfazione sapere di aver salvato una persona in un momento così difficile”

La donna voleva lanciarsi dal ponte, a causa di gravi problemi economici. La carabiniera che ha salvato la vita alla mamma si chiama Martina Pigliapoco e ha 25 anni. A ‘Fanpage.it’ ha raccontato l’incredibile vicenda. Queste le sue prime parole: “È stata un’emozione immensa e una grande soddisfazione sapere di aver salvato una persona in un momento così difficile”.

Il racconto della vicenda: “A circa 100 metri da lei ho dovuto fermarmi perché ha gridato di volersi buttare giù se avessi proseguito e ha chiesto di non fare avvicinare nessun altro. Poi, il nulla. Non riusciva a parlare, aveva la faccia tesa. Era sconvolta. La vedevo persa, immersa nei suoi pensieri. La signora continuava a ripetermi di non avvicinarmi. Ho avuto l’impressione che se fossi rimasta in piedi, avrebbe pensato che da un momento all’altro potessi lanciarmi su di lei. Ho deciso di sedermi e le ho fatto capire che ero lì per lei, ma rispettavo la sua volontà. Da quel momento sono trascorse circa tre ore e mezza sul filo del rasoio, in cui non è stato chiaro che decisione avesse preso. Ho cercato di instaurare una conversazione produttiva, di aprire un argomento con cui capire quale fosse il suo problema”.

E ancora: “Ho capito che non lo avrebbe fatto quando ho visto trascorrere così tante ore. Non era decisa, altrimenti non avrebbe aspettato. Abbiamo parlato dei figli e ho intuito di aver centrato il suo punto debole. Spontaneamente ha fatto una telefonata a un suo familiare. Chiuso il telefono è scoppiata a piangere e sono riuscita a fare dei passi verso di lei, finché non le sono arrivata accanto. Le ho preso la mano e l’ho aiutata ad arrampicarsi sul lato sicuro del ponte, all’interno del parapetto”.

Infine: “Ci siamo abbracciate forte e siamo scoppiate insieme in un pianto liberatorio. È stata un’emozione immensa. Poi siamo rientrate insieme. Per strada mi ha detto di aver fatto un errore. Ha capito che, nonostante tutte le difficoltà, la famiglia è sempre con lei e l’ha sempre sostenuta. È stata una vittoria per entrambe e per me una grande soddisfazione quella di sapere di aver salvato una persona in un momento così difficile.