Un imprenditore ha denunciato l’usura subìta nella resituzione di un debito aperto con cosche dell’ndrangheta. Così è stata avviata l’indagine che ha portato a 14 misure cautelari e 3 fermi
Un’enorme quantità di denaro contante, estorto con metodi mafiosi, nascosta nella lavatrice di casa. Ma non solo: la guardia di finanza insieme a carabinieri e polizia hanno trovato, nel corso di una perquisizione messa in atto in un’abitazione nel Bresciano, diversi orologi di valore ed altri soldi nascosti in varie parti della casa e anche nel forno. Con conseguenze immediate: 14 misure cautelari emesse, 12 delle quali in carcere, per l’inchiesta legata a presunte estorsioni di stampo ‘ndranghetista avvenute in Lombardia, Marche e Calabria. Indagine condotta dalla direzione distrettuale antimafia di Brescia che ha disposto la perqusizione dell’abitazione dopo aver raccolto prove in merito alle azioni del gruppo al vertice del quale vi sarebbe il calabrese Vincenzo Facchineri, considerato membro di una storica ‘ndrina della provincia di Reggio Calabria. L’uomo sarebbe riuscito a mettere in piedi una rete in provincia di Brescia ricevendo denaro prestato ad usura, minacce ed intimidazioni varie, che utilizzava per tentare di introdursi nel tessuto economico del territorio.
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L’operazione è stata denominata “Atto finale” e mediante opportune perquisizioni è stato possibile individuare 102mila euro nascosti tra i vestiti messi in lavatrice e molto altro denaro e oggetti di valore in casa. Tra le persone fermate vi sono un commercialista bresciano: il denaro nella lavatrice è stato trovato in casa sua. Altri 100mila euro sono stati trovati ad una persona di nazionalità indiana ed un terzo soggetto invece disponeva di 300mila euro. Per questo oltre alle misure cautelari sono state fermate tre persone, fermi in attesa di convalida. Le misure cautelari sono state emesse dopo aver accertato contesti di criminalità organizzata di stampo mafioso (‘ndrangheta) e per usura ed estorsione commessi con metodo mafioso. E collegamenti con storici esponenti della banda della Magliana e della mala del Brenta.
Epilogo di un’indagine avviata a dicembre 2020
Nel dicembre del 2020 un libero professionista ha denunciato minacce e pressioni psicologiche che proseguivano incessantamente da tempo, dando così la possibilità alle forze dell’ordine di avviare le indagini. Da quanto emerso aveva chiesto denaro in prestito a soggetti legati a cosche dell’ndrangheta, trovandosi in difficoltà a causa della pandemia. Due persone avrebbero iniziato a estorcergli denaro per “aiutarlo” a risolvere un debito di 50mila euro. Dandogli 45mila euro in contanti ma obbligandolo a versare una serie di bonifici in loro favore, 19.500 di interessi.