Infermiera colpita da infarto chiama i soccorsi e rimane sconvolta: “Non abbiamo ambulanze disponibili”

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Tremenda disavventura per una donna che grazie al suo lavoro quotidiano ha riconosciuto i segni di un attacco di cuore chiamando i servizi di emergenza sanitaria, ricevendo però una risposta che mai si sarebbe aspettata

Un’infermiera è rimasta sbalordita, scioccata e terrorizzata quando, nel telefonare al 999 per chiedere aiuto ai servizi di emergenza sanitaria, si è sentita rispondere che nessuno sarebbe potuto venire dato che non c’erano ambulanze disponibili. Il racconto è di Dot Clarke che, proprio grazie al suo lavoro quotidiano, ha riconosciuto subito i segni di un attacco di cuore, un infarto che l’aveva colpita, e ha pertanto chiamato subito i soccorsi chiedendo all’operatore l’invio di un mezzo. Restando quasi senza parole quando le hanno detto che nessuno poteva venire da lei. La 68enne era sola nella sua casa di Blackwood, Caerphilly, a prepararsi per il suo turno di notte quando ha notato un dolore al braccio e si è subito resa conto che si trattava di un sintomo di un infarto. Il marito in quel momento era al lavoro: “Mi sentivo come se avessi tirato un muscolo del braccio, quindi ho messo del gel antidolorifico”, ha raccontato a WalesOnline.

Il drammatico racconto della donna: così ha riconosciuto l’infarto

“Poi il dolore ha interessato tutto il braccio e l’ho sentito lungo il collo e nel petto e ho capito di cosa si trattava, è stato straziante. Ho curato pazienti coronarici prima ma non sapevo che il dolore fosse così forte”. “Ho chiamato il 999 e ho detto loro, sono un’infermiera, so che le cose stanno andando male, so che sto avendeo un infarto'”. Ma l’operatrice le ha detto: “Mi dispiace, non ci sono ambulanze disponibili”. “Cosa dovrei fare, morire? – ha replicato la 68enne – sono da sola. Non potevo crederci”. “Ho residenti nella mia casa di cura che a volte aspettano fino a 10 ore per un’ambulanza e ci sono ambulanze che aspettano nei parcheggi dei pronto soccorso con i pazienti a bordo, non sapevo che la situazione fosse neanche lontanamente così grave. Ma un infarto è una priorità di categoria uno”.

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L’operatore le ha consigliato di chiedere un passaggio in ospedale, spingendola a chiamare suo figlio, che ha dovuto guidare per oltre 13 miglia prima di raggiungerla. “Ho dovuto chiamare mio figlio che ha guidato come un matto da Deri e poi mi ha portato alla Grange, come ci era stato consigliato. Mio figlio non aveva niente se fossi peggiorata in macchina: non c’era il defibrillatore. Siamo arrivati ​​al pronto soccorso e siamo entrati in uno spazio di fronte all’edificio, prima che un addetto al parcheggio arrivasse e ci dicesse di spostare l’auto. Mio figlio ha dovuto parcheggiare più lontano dall’edificio e portarmi di peso mentre ero piegata in due dal dolore”.