Sono incrementi da record quelli innescati dal caro bollette che si riflette sulla spesa degli italiani e sui beni di primo consumo al bar e al ristorante. Le cifre snocciolate da Istat in merito agli aumenti dei prezzi sono da record
L’effetto boomerang del caro bollette catalizzato dal conflitto bellico della Russia in Ucraina si fa sentire pesantemente sui prezzi dei principali beni di consumo, portando
l’inflazione italiana a livelli stellari e i costi della spesa su cifre che per migliaia di famiglie rischiano di diventare ben presto insostenibili. E così dopo le inevitabili restrizioni legate alla pandemia di Covid che per mesi hanno reso difficoltoso anche solo prendere un caffè al bar, è ora il caro prezzi e rendere inaccessibile anche la tanto cara ‘tazzina’. Ma anche pane, pasta, frutta e verdura, gli aumenti sono pesantissimi ed in alcuni casi a due cifre tanto da attestarsi su livelli record mai toccati prima da decenni. Lo conferma l’Istat nel suo indice generale elaborato recentemente dal quale traspare in particolare un dato, l’incremento dei prezzi del 5,8% registrato a marzo per il pane e addirittura del 13% per la pasta. Oltre ad un’inflazione annua del +3,85% per il comparto ristoranti e bar.
“Situazione grave”. Si chiede l’intervento del Governo
Sulla situazione economica delle famiglie italiane è intervenuta la Cgia di Mestre che ha parlato di una “situazione grave” e ha segnalato l’incremento di 21,9 miliardi di euro
(rispetto a dicembre 2020) del debito, che a dicembre 2021 ha toccato i 574,8 miliardi, con un importo medio per nucleo famigliare di 22.237 euro (ed uno scarto positivo,
rispetto al 2020, pari a 851 euro). Si prefigura, stando alle dichiarazioni della Cgia, il concreto “rischio di usura” a carico non solo delle famiglie in condizioni di
precarietà economica ma anche per partite Iva e piccole imprese.
Mettendo in allarme diverse associazioni di consumatori, su tutte il Codacons che ha analizzato i dati ufficiali del Mise per segnalare l’incremento record del costo della tazzina di caffè, che se consumata al banco in un bar di Bolzano può toccare addirittura 1,23 euro mentre a Rovigo e Ravenna si arriva a spendere 1,20 euro con Vicenza, Ferrara e Trento appena dietro, al prezzo di 1,19 euro. A conti fatti sono 25 le città italiane nelle quali bere un caffè in un locale costerà almeno 1,10 euro in più rispetto ai mesi scorsi. Si ‘respira’ al Sud dove il prezzo rimane in diversi casi ancora inferiore ad 1 euro a tazzina.
Pane e pasta, prezzi da record: ecco dove sono aumentati di più
Entrando nel merito del prezzo medio aumentato maggiormente si scopre che il rincaro più alto tra settembre 2021 (prima del maxi incremento delle bollette) e febbraio 2022 si è registrato nella città di Pescara. Qui l’espresso al bar ha fatto segnare un +12% passando da 1 a 1,12 euro, davnti ad Alessandria e Ravenna con, rispettivamente, + 11,3 e +9%. È invece Assoutenti a segnalare i massicci aumenti dei prezzi di pane e pasta, ricordando la data del 6 aprile, giorno nel quale è stata indetta un’assemblea generale avente come fine la presentazione di un pacchetto di misure per far fronte ai rincari da consegnare direttamente al Governo. Focalizzandoci sul pane è Terni la città che ha fatto registrare il rincaro più elevato passando da 2,22 euro al kg a 2,44 euro, un aumento del 9,9%; seguita da Cremona e Padova con +8,4 e +6%. Malissimo anche per quanto riguarda la pasta con la Calabria sul gradino più alto del podio con un incremento del 15,6% passando da 1,22 a 1,41 euro.