Una ricerca svizzera ha dimostrato la presenza di glifosato nella pasta. Questo erbicida è il più usato al mondo in agricoltura ed approvato in 130 paesi. Il suo utilizzo risale all’inizio degli anni Settanta, prendendo presto piede anche in Italia.
La provincia di Treviso si conta che nel 2007 ha impiegato 55.000 chilogrammi di glifosato e 8.000 chilogrammi di ammonio-glufosinato, secondo dati parziali dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente del Veneto. La bassa pericolosità dell’erbicida, infatti, ha contribuito nel tempo ad incrementare la sua diffusione.
Tuttavia nel marzo 2015, l’organismo internazionale IARC (International Agency for Research on Cancer) ha classificato la sostanza e i fitofarmaci che la contengono come “probabile cancerogena per l’uomo”. Studi in laboratorio hanno dimostrato che il glifosato induce nelle cellule danni a livello genetico e stress ossidativo, smentendo l’inchiesta di ‘Le Monde’ che negava la cancerogenicità del prodotto.
Da allora si è aperto un dibattito che pone più di un dubbio sull’erbicida, ma qual è la verità sul glisofato?
I test in Svizzera
La questione attorno al glifosato è estremamente dibattuta, nonostante venga considerato come un buon esempio di sospetta cancerogenicità non sufficientemente dimostrata. Nel 2016 l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e l’Organizzazione delle nazioni unite per il cibo e l’agricoltura (FAO) hanno condotto un’analisi congiunta che ha prodotto come il risultato l’improbabile cancerogenicità dell’erbicida. Eppure, anche se il giudizio sulla potenziale pericolosità è incerto, numerosi Paesi hanno da tempo adottato misure precauzionali per ridurre l’uso inappropriato dei prodotti contenenti glifosato. Ma non solo.
Il glifosato attualmente sarà ammesso dall’Unione europea fino al 15 dicembre 2022, può essere usato solo come erbicida. Insomma, stiamo parlando di un prodotto al momento incerto e potenzialmente pericoloso.
Recenti studi in Svizzera, condotti dagli esperti del mensile KTipp, infatti, hanno di nuovo posto l’attenzione sul glisofato e sulla sua pericolosità per la salute dell’uomo. Sono state rinvenute tracce dell’erbicida nei campioni di pasta a marchio Lidl, Divella, Agnesi e Garofalo. E’ quindi sicura la pasta che mangiamo in Italia?
La risposta delle aziende
Le aziende si sono subito dissociate, spiegando meglio i risultati dei test svizzeri. In particolare Divella, come riportato da Skytg24, ha sottolineato come: “Grazie al sistema di qualità integrato in essere, l’azienda produce e distribuisce un’unica qualità di pasta di semola di grano duro in più di 130 paesi in tutto il mondo, garantendo un elevato standard di sicurezza alimentare e di prodotto, partendo dal chicco di grano fino al punto di consegna”. Sui risultati, poi, l’azienda ha aggiunto: “Da un controllo dei rapporti di analisi su pasta o semola effettuati negli ultimi 18 mesi, questi hanno rilevato valori di glifosato al di sotto del limite di rilevabilità”.
Garofalo, invece, ha sottolineato che: “Il valore di 0,019 attribuito al prodotto spaghetti Garofalo è mille volte inferiore al limite di legge“, rassicurando quindi i clienti. Lidl, ha distinto tra i prodotti Combino Bio Organic Spaghetti, testati in Svizzera e venduti nelle filiali Lidl in Italia e quelli Combino Tagliatelle”: “Sono differenti in quanto il fornitore è differente da quello che produce la pasta venduta in Svizzera”.
Agnesi, infine, ha riferito come il grano utilizzato nella pasta proposta in Svizzera sia differente. In Italia viene venduta pasta solo con grano 100% italiano: “In merito alla gestione dei contaminanti provenienti dalle coltivazioni agricole, Agnesi ha avviato un programma di gestione di filiere agricole integrate, al fine di poter ridurre l’uso di alcuni prodotti in agricoltura, portandone i residui ben al di sotto degli attuali limiti di legge. Il valore del glifosato trovato è pari a 0.039 ppm oltre 250 volte inferiore al limite di legge pari a 10 ppm”.