Guerra in Ucraina, Saviano pubblica una drammatica foto sui social. Ma è di sette anni fa: la goffa rettifica

Ieri lo scrittore Roberto Saviano ha pubblicato sui social la foto di un bambino ucraino mutilato a causa dell’attuale invasione russa. Quell’immagine, tuttavia, non parla della guerra in Ucraina o, perlomeno, non proprio questa. 

Scrivere, raccontare, insomma, informare, ha una sua componente fondamentale: la verità. A meno che non si sia intrapresa la strada dello storytelling, che un’indagine promossa dalla Nieman Lab ha bocciato (i lettori infatti sono diventati più diffidenti), vale sempre il principio della verità. Il giornalismo, soprattutto, deve fare propria questa causa sempre e comunque, specialmente in tempi di guerra.

Screen post Saviano

Scrivere di guerra non è semplice, le informazioni – quando ci sono – arrivano frammentate e difficili da ricostruire. La propaganda degli organi di stampa tende a spingere verso una narrazione a discapito di un’altra e, a meno che non si sia Francesca Mannocchi, anche gli inviati di guerra sul posto fanno a fatica a restituire un quadro reale e completo della situazione. Sono dentro la guerra, sono parte della guerra, è impossibile per loro avere una posizione esterna ai fatti che possa privilegiare la veridicità delle fonti e delle informazioni che si danno.

Ora, tutto questa premessa per dire che errare è sbagliato, tutti lo facciamo. E’ il modo in cui si reagisce all’errore a fare la differenza. Ieri lo scrittore e giornalista Roberto Saviano – che precisiamo non essere inviato di guerra – ha pubblicato sui social la foto di un bambino ucraino mutilato a causa dell’attuale invasione russa. Quell’immagine, tuttavia, non parla della guerra in Ucraina o, perlomeno, non proprio questa. Ma facciamo un passo indietro.

“Conta il pensiero”

Questi 50 giorni di guerra sono il frutto di una crisi intestina in Ucraina. C’è un’area del paese, quella più orientale, che dal 2014 è al centro della guerra civile, il Donbass. I separatisti filorussi delle regioni di regioni di Donec’k, Luhans’k e Charkiv infatti, da sette anni vengono finanziati proprio dal governo russo per sostenere la loro indipendenza da Kiev. La guerra in quelle zone, quindi, è una questione annosa ed antica.

Guerra Donbass

 

Accade però che ieri Saviano pubblichi questo post sui social.

 

Su Twitter, Instagram e Facebook, però, alcuni utenti si accorgono subito che quell’immagine che ritrae un bambino ucraino mutilato su un letto di ospedale risale al 2015. La foto, infatti, è stata scattata in un ospedale canadese dove era in cura Mykola  Nyzhnykovskyi, un bambino a cui sono state amputate le gambe ed un braccio a causa di una granata inesplosa mentre giocava vicino a casa a Mariupol, da sempre zona calda del conflitto tra russi ed ucraini.

Insomma, non solo è probabile che la granata inesplosa sia dell’esercito ucraino, malgrado Saviano sostenga il contrario. Ma, cosa ancora più grave, la “giustificazione” dello scrittore a seguito della segnalazione lascia attoniti.

“*** Mi segnalano che questa foto che ho raccolto su @ukrainabezcenzury è del 2015. Nulla cambia nel testo che ho scritto e che ribadisco con ancora più forza”. Scrive su Facebook.

Ora, dire che nulla cambia è eticamente sbagliato perché non può e non dovrebbe contare il pensiero quando si scrive. Stiamo parlando di fatti che hanno senso nel loro contesto e nella loro storia. Quella foto, infatti, non riguarda la guerra in Ucraina in corso e non dirlo, buttando in caciara il resto, non fa onore alla causa e genera fake news. Usarla a proprio piacimento significa strumentalizzare il giornalismo a seconda della propria componente pregiudiziale e della propria cieca convinzione che si sia sempre dalla parte giusta della barricata.

E Saviano avrebbe avuto tutto il tempo per documentarsi prima di postare lo scatto, cosa che invece non ha fatto. Nella logica della foto strappalike e del testo buonista intriso di ipocrisia, Roberto si perde. E questo si che si può ribadire con più forza.