Quasi impossibile produrlo, un tipico alimento italiano a serio rischio – l’allarme

Senza le piogge ed un intervento sui costi di produzione, la stagione 2022 rischia di essere drammatica per uno dei principali alimenti italiani ed europei

Un alimento considerato uno dei prodotti top italiani rischia seriamente di non essere così facilmente acquistabile nei supermercati della penisola ma anche di difficile reperibilità nel resto d’Europa considerato che la metà del raccolto europeo si ottiene proprio nel Belpaese. Stiamo parlando del riso, le cui semine sono a serio rischio a causa di due fattori diversi tra loro ma strettamente collegati, che potrebbero far schizzare alle stelle il prezzo del prodotto ma anche portare ad un raccolto inferiore alle aspettative. Creando non pochi problemi per quanto riguarda il suo approvvigionamento.

A rischio anche l'export in Europa
I laghi e i fiumi sono in estrema sofferenza (Fonte Coldiretti)

L’allarme è stato lanciato nelle ultime ore dalla Coldiretti che ha scelto un momento ‘simbolo’ del riso ovvero l’avvio delle semine: stando a quanto preannunciato le semine potrebbero subire un taglio impressionante, di oltre 3000 ettari sull’intero suolo italiano. La Coldiretti lombarda segnala, in particolare, che solo in questa regione si concentra oltre il 40% di tutte le risaie italiane e la prima provincia risicola non solo del nostro Paese ma di tutta Europa è Pavia, anche se nel Milanese sono presenti diverse zone ricche di aree adibite alla coltivazione del riso così come nel Mantovano e nel Lodigiano e tutte queste zone stanno vivendo i medesimi problemi.

L'allarme della Coldiretti
Siccità e aumento costi di produzione all’origine della crisi (Fonte Tiwtter)

I motivi della ‘crisi del riso italiano’

Questo scenario può far dunque prendere consapevolezza dei rischi legati ad una minore produzione di questo alimento tanto amato dagli italiani ma non solo. Le ragioni della ‘crisi del riso’ sono legate sia alla siccità che all’aumento esponenziale dei costi di produzione legato a sua volta al caro bollette e ad altri fattori direttamente o indirettamente collegati a quanto sta accadendo nel mondo, ovvero pandemia di Covid e guerra della Russia in Ucraina. L’associazione, entrando nel merito della situazione, ha spiegato che gli agricoltori stanno operando consapevoli del fatto che le riserve idriche accumulate sia nei grandi laghi che negli invasi artificiali, ma anche quelle presenti sotto forma di neve pronta a diventare acqua, sono il 57% in meno rispetto alla media di un periodo compreso tra il 2006 ed il 2020 a causa della persistente siccità.

Se la situazione non dovesse cambiare radicalmente con piogge intense sulla regione ma, più in generale, sull’intero Paese, si rischia grosso in vita dell’estate: si ritiene che possano esserci, in Lombardia, riduzioni estive della risorsa idrica superiori al 30%. Basti pensare che i livelli del Po sono scesi a -3,38 metri al ponte della Becca (Pavia) e che dunque risultano più bassi di quelli che solitamente si registrano in piena estate. Stessa situazione vale per i laghi, attualmente semivuoti: il solo Lago Maggiore si trova al 28% del suo riempimento mentre quello di Como crolla addirittura a valori inferiori al 6%.

Come arginare i danni

Sulla situazione a dir poco drammatica è intervenuto il vice presidente della Coldiretti Lombardia, Paolo Carra, spiegando quale potrebbe essere una strada percorribile per arginare i danni: “Per cercare di contrastare l’aumento dei costi di produzione bisogna lavorare fin da subito sugli accordi di filiera che sono uno strumento indispensabile per la valorizzazione delle produzioni nazionali e per un’equa distribuzione del valore lungo la catena di produzione“.