Secondo quanto emerso da uno studio pubblicato su Nature, entro il 2070 oltre 15.000 nuovi virus potrebbero diffondersi nel mondo veicolando malattie mai viste
Il Covid potrebbe essere solo l’inizio? Stando a quanto segnalato dai ricercatori il futuro non è roseo per quanto riguarda la diffusione dei virus e per non ritrovarci a dover affrontare nuove pandemie dovremo essere pronti a circoscriverne la diffusione. La ragione di quella che viene descritta come una vera e propria ‘invasione’ di virus non è da ricercarsi in disattenzioni umane nei laboratori o in qualsivoglia tipo di incidente, bensì in un problema che il mondo non sta affrontando mettendo in campo i giusti strumenti, ovvero il cambiamento climatico ed il riscaldamento globale.

I continenti si muovono a rilento in tal senso, ne derivano incrementi delle temperature, aumento della desertificazione, innalzamento del livello dei mari, riduzione delle quantità di acqua potabile nelle zone più aride del mondo. E nascita di nuovi virus, tanti a quanto pare, dato che se ne stima l’arrivo di oltre 15mila entro il 2070.
Cambiamenti climatici e nuovi virus: scenario apocalittico
Numeri enormi che sono stati evidenziati nel corso di uno studio recentemente presentato sulla rivista Nature, frutto di una ricerca coordinata dal biologo Colin Carlson della Georgetown University, Stati Uniti. I cambiamenti climatici rappresenteranno, secondo gli esperti, i catalizzatori della nascita di nuove generazioni di virus che, potenzialmente, potrebbero veicolare tutta una serie di malattie mai viste.
La stima è di 15.000 virus entro il 2070, un numero enorme se confrontato con i 10.000 attuali: l’incremento esponenziale deriverebbe da una serie di contagi incrociati tra specie che verranno a contatto tra loro proprio in virtù della spinta del clima.

L’allarme dei ricercatori: che cosa dobbiamo fare subito
Uno scenario tutt’altro che rassicurante ed anzi estremamente preoccupante, considerato come un solo virus, il Coronavirus, sia riuscito nell’arco di una manciata di mesi a mettere in ginocchio praticamente ogni parte del mondo. Se dovessero svilupparsi nuovi virus in grado di diffondersi da un uomo all’altro con tale rapidità si rischierebbero nuovi disastri dal punto di vista delle vite umane e dell’economia su scala globale.
Secondo quanto segnalato dagli autori della ricerca questa previsione dovrebbe spingere i governi ad intervenire subito con piani che prevedano, da oggi ai prossimi 50 anni, di combinare la sorveglianza virologica con la valutazione dei cambiamenti che andranno a verificarsi nelle nuove aree nelle quale, a causa dei cambiamenti climatici, molte specie si sposteranno. A cominciare dalle regioni tropicali, nelle quali già oggi si generano la maggior parte delle malattie infettive alcune delle quali possono trasmettersi anche all’uomo. Senza un intervento immediato, insomma, il rischio è quello di trovarsi a vivere una situazione che potrebbe risultare molto difficile affrontare.