Le sanzioni economiche fanno bene al gas di Putin: la cifra folle guadagnata in due mesi

La Russia continua a dettare le regole sui combustili fossili. Dopo la chiusura dei rubinetti del gas per Polonia e Bulgaria, c’è da chiedersi quale sia il reale potere contrattuale del Cremlino a due mesi dallo scoppio della guerra in Ucraina. 

Pur sanzionata e con l’economia che ha rischiato in questi due mesi di andare più volte in bancarotta, la Russia ha quasi raddoppiato i suoi ricavi dalla vendita di combustibili fossili. L’Unione europea, infatti, si è scontrata spesso sulla gestione del gas russo. Se alcuni paesi come la Francia – più indipendenti – hanno mantenuto una linea più dura, lo stesso non si può dire di Italia e Germania, i principali partner commerciali.

Gas russo
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Quindi, beneficiando dell’impennata dei prezzi anche con volumi ridotti, Mosca è riuscita comunque a mantenere alte le sue entrate, le stesse che garantiscono e tengono viva l’invasione dell’Ucraina. Stiamo parlando di cifre esorbitanti. Come riportato dal ‘The Guardian, in soli due mesi la Russia per le esportazioni di petrolio, gas e carbone ha ricevuto all’incirca 62 miliardi di euro.

E questo grazie anche al doppio conto con la Gazprombank che permetterà all’Europa e agli Stati Uniti di pagare in euro e dollari il gas, pur ricevendo la somma finale in rubli. Insomma, raggirato l’ostacolo, la Russia continua a dettare le regole sui combustili fossili, come ha dimostrato la chiusura dei rubinetti per Polonia e Bulgaria che si sono rifiutate di sottostare al diktat di Putin. Qual è quindi il reale potere contrattuale del Cremlino?

Gioco di forza

Sempre nell’articolo del Guardian si legge che le importazioni di gas dell’UE sono state di circa 44 miliardi di euro negli ultimi due mesi. Secondo un’analisi dei movimenti marittimi e dei carichi del Center for Research on Energy and Clean Air (CREA), si tratta di una crescita esponenziale. L’anno scorso, infatti, si è comprato gas per 140 miliardi di euro complessivi, suddivisi in 12 miliardi al mese, ora siamo a quasi 22.

La dipendenza delle centrali europee
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Anche se le esportazioni dalla Russia sono state ridotte, la sua potenza sul mercato ha portato comunque al taglio delle forniture e all’aumento dei prezzi, già alti per la scarsa offerta degli ultimi due anni dovuta al Covid-19. Pertanto, pur perdendo, la Russia può imporre il petrolio ed il gas alle sue condizioni, proprio per i prezzi più alti dettati dalle sanzioni imposte dalla comunità internazionale.

In qualche modo, è un cane che si morde la coda. Il gas russo a noi serve, Putin lo sa e sfrutta la necessità a sua vantaggio, ovvero investendo sulla guerra. Lauri Myllyvirta, analista capo di CREA, ha spiegato al Guardin che questo denaro ha sostenuto lo sforzo bellico di Putin. L’unico modo per disabilitare la sua macchina da guerra sarebbe allontanarsi rapidamente dai combustibili fossili. Ma ci vorrebbero al momento 8 anni per l’Unione Europea per diventare totalmente indipendente, grazie all’uso delle rinnovabili.

“Le continue importazioni di energia sono le maggiori lacune nelle sanzioni imposte alla Russia”, ha dichiarato Myllyvirta. “Tutti coloro che acquistano questi combustibili fossili sono complici delle orrende violazioni del diritto internazionale perpetrate dall’esercito russo”.