Se non verrà al più presto invertita la rotta entro la fine di questo secolo diverse città o isole potrebbero essere invase dal mare il cui livello si innalza a velocità doppia rispetto al passato
Sembra una situazione ormai quasi irreversibile quella relativa alla velocità di innalzamento del livello dei mari, un valore che solo apparentemente può sembrare irrisorio ma che in realtà provoca mutamenti geografici e geologici enormi. Tanto da spingere gli esperti ad affermare che entro il 2011 fino a 250 milioni di persone potrebbero essere “direttamente colpite” da questa situazione e che diverse città potrebbero finire sott’acqua.

Stando alla National Oceanic and Atmospheric Administration infatti l’innalzamento, di circa 1,4 millimetri l’anno è passato a 3,6 millimetri l’anno nel periodo compreso tra 2006 e 2015. Con una previsione di incremento, entro l’inizio del prossimo secolo, di almeno 0,3 metri rispetto ai livelli osservati nel 2000.
Stima che secondo il Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici è addirittura di 40-63 cm. Valori spaventosi che porterebbero il caos in diverse città costiere in tutto il mondo, alcune delle quali potrebbero non risultare più abitabili a causa della costante presenza del mare là dove ora ci sono strade, case e parchi.
Le isole maggiormente minacciate dal mare
Il paese più ‘piatto della Terra’ sono le Maldive, come ricordato dalla la Union of Concerned Scientists: qui basterebbe un innalzamento del livello del mare di 45 centimetri per cancellare immediatamente il 77% della superficie. Stessa situazione per la piccola isola di Kiribati, nel cuore del Pacifico, altro paese con altitudine pressochè nulla e con una popolazione di 1230mila abitanti che vedrebba sparire due terzi di territorio con un incremento del livello del mare di 90 centimetri.
In generale le popolazioni che vivono sulle isole del Pacifico rischiano in egual misura di ritrovarsi senza casa o senza una porzione di isola. Del resto come ricordato su Environmental Research Letters in uno studio del 2016 sono già scomparse cinque isole appartenenti alle Salomone ed alte sei hanno già “subito una grave recessione costiera”.
Le città che rischiano di scomparire
Per quanto riguarda i continenti a ‘rischio’ al primo posto troviamo la Cina: 43 milioni di persone che vivono sulle coste si trovano minacciati dall’innalzamento del livello del mare, seguiti dal Bangladesh e dall’India con 32 e 27 milioni di persone. Gli esperti ritengono improbabile che entro il 2100 qualsiasi paese possa scomparire completamente ma potrebbe essere solo questione di tempo prima che ciò avvenga.
Ed in ogni caso vi sono città che corrono seri rischi di essere inondate, a cominciare da Giacarta, capitale dell’Indonesia. Nella “città che sta affondando più velocemente”, come sottolineato dalla BBC, vivono 10 milioni di persone: il ritmo è di 5-10 cm all’anno a causa dell’eccessivo drenaggio delle acque sotterranee che, insieme all’innalzamento del mare, potrebbe portare entro il 2050 ad un vero disastro. Al punto da spingere il governo a valutae lo spostamento della capitale in una nuova città chiamata Nusantara che verrà costruità sulla costa orientale del Borneo.

La città più a rischio degli Stati Uniti
Il World Economic Forum ha sottolineato che anche Dhaka in Bangladesh, Lagos in Nigeria e Bangkok in Thailandia vivono un simile rischio di ritrovarsi largamente inondate mettendo a rischio la vita di 22,4 – 15,3 e 9 milioni di abitanti. La città più a rischio degli Stati Uniti è New York dove si stima, stando ad una ricerca di Climate Central, che 426mila cittadini vivranno in un territorio minacciato entro il 2050.
La NOAA ha sottolineato che “in molte località lungo la costa degli Stati Uniti, le inondazioni da alta marea sono ora dal 300% a oltre il 900% più frequenti rispetto a 50 anni fa“, e che dunque molte città potrebbero ritrovarsi ad affrontare, entro 28 anni, seri problemi. Per quanto riguarda gli stati più a rischio la Florida è al primo posto con 36 delle 50 città del paese più vulnerabili ubicate proprio nel Sunshine State.
Qui da tempo si lavora a strategie di mitigazione, realizzando abitazioni e strade sopraelevate, creando spazi aperti per evitare che le inondazioni provochino danni alle infrastrutture. Ma le strategie di difesa a lungo termine dovrebbero essere messe in atto su scala globale, perché un’importante fetta di mondo è in potenziale pericolo.