E’ destinato a far discutere a lungo l’ultima trovata del governo ucraino, col sostegno degli Stati Uniti, per rilanciare il conflitto in corso, un po’ vittima del tempo che passa.
Avete più sentito notizie pressanti sulla guerra in Ucraina, se non che da qualche settimana l’esercito russo sta avendo la meglio sul fronte orientale? Bene, neanche noi ne sappiamo di più. Complice l’estate, la crisi di governo, l’inflazione alle stelle che non ci permette di guardare oltre il nostro naso, ciò che accade in Ucraina ora ci sembra, di nuovo, lontano.

C’è stato un momento in cui la guerra ci sembrava davvero nel cuore della civilissima Europa, poi questo sentimento è passato solo dopo qualche intervista in cirillico. Tuttavia, questa guerra esiste ed è concreta. E’ fatta di persone che vivono da mesi nel terrore di morire dilaniati da una bomba e che si svegliano con l’odore di sangue in bocca e nelle narici, mentre il resto del mondo va avanti.
E’ anche vero, però, che al momento esistono due guerre: una mediatica e una reale. Se della seconda abbiamo solo accennato qualcosa, è perché a rubare impropriamente la scena è stato il presidente ucraino Volodomyr Zelensky che sin sa subito, ripescando dalla sua precedente carriera da attore, ha messo in moto una funzionale propaganda e immagine del paese che era efficace e faceva presa sulle paure e le apprensioni del mondo.
Un uomo solo, un paese impaurito ma fiero, una nazione da salvare dalle grinfie espansionistiche di Vladimir Putin: questo è stato lo slogan mediatico che ci ha accompagnato e ci accompagna dal 24 febbraio. Ora, detto che si tratta di considerazioni più che giuste e fondate, la retorica a favor di social stona parecchio. Soprattutto se serve per guadagnarsi la prima copertina di Vogue.
In posa per la guerra
L’ultimo numero di Vogue ha due ospiti davvero d’eccezione: stiamo parlando di Volodomyr Zelensky e di sua moglie Olena Zelenska. “Essere sulla copertina di Vogue è un grande onore e il sogno di molte persone di successo, ma non auguro a nessuno di arrivarci a causa di una guerra nel loro Paese”, ha scritto la First Lady su Instagram, pubblicando il servizio fotografico per Vogue America.

Tuttavia, una domanda balena nelle mente di tutti noi. Era davvero necessario posare per Vogue mentre si combatte una guerra? E non per retorica spicciola o ipocrisia, tutti infatti vorremmo posare per Vogue se solo ce lo chiedessero. Il problema, in questo caso, è superare il limite del rispetto, della decenza e del pudore.
Anche perché nelle parole della First Lady risuona qualcosa di estremamente fastidioso. Il successo raggiunto, infatti, ha messo in secondo piano tutto il resto, perfino il massacro di Bucha. E non basterà la sapiente mano della fotografa Annie Leibovitz, autrice del servizio, a cancellare questo evidente corto circuito.
Proprio per questo, su Twitter il politologo e giornalista del New York Times Ian Bremmer ha commentato così il servizio dei coniugi Zelensky: “Zelensky ha fatto un lavoro straordinario nel battere i russi nella guerra dell’informazione. Servizio fotografico di moda in tempo di guerra: pessima idea”. E un altro utente ha risposto così al giornalista: “Non ti preoccupare. Presto Zelensky prenderà parte a un film della Marvel “End of the war”.