Arrestato dopo 30 anni Matteo Messina Denaro | Chi è adesso il più ricercato d’Italia?

Finisce dopo 30 anni la latitanza di Matteo Messina Denaro, ovvero uno degli uomini più importanti di Cosa Nostra. 

Sembrava esser sparito nel nulla Matteo Messina Denaro, non si sapeva nulla di lui da ben 30 anni e la sua vita da latitante aveva superato quella da uomo “libero”. Solo qualche mese fa era scattato un blitz da parte della procura distrettuale antimafia di Palermo, che ha portato all’arresto di 35 persone, dopo che il braccio destro di Matteo Messina Denaro, Francesco Luppino, in un’intercettazione telefonica aveva detto chiaramente come U Siccu (soprannome di Matteo Messina Denaro che in dialetto siciliano significa persona molto magra e asciutta) fosse “vivo e vegeto”.

Matteo Messina Denaro
Matteo Messina Denaro arrestato (NewNotizie/ foto Twitter)

E Luppino non si sbagliava di certo. Matteo Messina Denaro, l’uomo fantasma collegato alle stragi di sangue più importanti di Cosa Nostra, come la morte dei giudici Falcone e Borsellino o l’uccisione ancora dopo due anni di prigionia del figlio del pentito, Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido, non solo era vivo e vegeto, ma non si era nemmeno allontanato dalla Sicilia, dove è finita dopo ben 30 anni la sua latitanza.

Il boss è stato arrestato dai carabinieri del Ros all’interno della clinica privata Maddalena di Palermo. Il capomafia di Castelvetrano (Tp) si trovava nella struttura “per sottoporsi a terapie”, ha dichiarato, come riportato da fonti attendibile riportate dall’Ansa, il comandante del Ros dei carabinieri, Pasquale Angelosanto.

L’indagine che ha portato alla cattura e all’arresto di Matteo Messina Denaro è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido e mette la parola fine non solo a una delle latitanze più lunghe e importanti di sempre (Bernardo Provenzano è stato arrestato dopo 38 anni), ma anche dell’ultimo boss mafioso di “prima grandezza” ancora ricercato. Questo non implica, tuttavia, che ancora non ci siano tanti latitanti a piede libero.

Arrestato Matteo Messina Denaro: chi sono ora gli uomini più ricercati d’Italia?

Ogni anno o dopo ogni arresto importante, come quello di Matteo Messina Denaro, si aggiorna l’elenco dei latitanti di massima pericolosità, ovvero una lista stilata dal Gruppo integrato interforze per la ricerca dei latitanti più pericolosi (GIIRL) della Direzione centrale della polizia criminale nell’ambito del Programma speciale di ricerca.

Matteo Messina Denaro
Arresto Matteo Messina Denaro (NewNotizie/ foto Twitter)

In questa lista, volta a “stimolare lo spirito di collaborazione della collettività con le Forze di Polizia nel settore della ricerca di pericolosi malviventi”, come si legge nel sito internet, vi sono tutti gli uomini più pericolosi ricercati dallo Stato. Quelli che ancora sfuggono alla cattura, continuando la loro latitanza, sono ancora tre:

  • Attilio Cubeddu: ricercato dal 1997, appartiene all’Anonima Sarda, organizzazione criminale dedita a sequestri di persona, assalti e rapina a mano armata. Dopo l’arresto e il processo, Cubeddu diventa un detenuto modello, tant’è che riesce a usufruire di alcuni permessi speciali che gli permettono di uscire dal carcere di Badu e’ Carrus di Nuoro, dove non rientrerà più proprio a partire dal 1997 e da latitante continua la sua attività criminale, come il sequestro dell’industriale bresciano Giuseppe Soffiantini.
  • Giovanni Motisi: ricercato dal 1998, il latitante di Cosa Nostra e uno degli uomini più potenti di Palermo, deve scontare l’ergastolo anche per l’omicidio del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
  • Renato Cinquegranella: ricercato dal 2002, è stato condannato all’ergastolo per associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso in omicidio, detenzione e porto illegale di armi e estorsione. Appartenente alla Camorra, Cinquegranella ha partecipato all’uccisione di Giacomo Frattini, giovane affiliato della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, e sarebbe anche coinvolto nell’omicidio per mano delle Brigate Rosse del capo della Mobile Antonio Ammaturo e del suo autista Pasquale Paola.
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