L’Istat ha diffuso in queste ore i dati in merito alle spese per i consumi delle famiglie per l’anno 2023: continua a pesare l’inflazione.
È del 19,2% il peso dei prodotti alimentari e bevande analcoliche sulla spesa totale; la spesa media per i servizi di ristorazione e di alloggio è aumentata del 16,5%; il rapporto tra la spesa delle famiglie più abbienti e quelle meno abbienti è di 4,9.
Sono solo alcuni dei dati riguardanti la spesa mensile per consumi delle famiglie nel 2023 stando ai dati diffusi in queste ore dall’Istat. Secondo quanto comunicato dall’Istituto Nazionale di Statistica la spesa media è aumentata in valori correnti, ma nella realtà è addirittura diminuita a causa dell’inflazione. In sostanza nel 2023 le famiglie hanno speso mediamente 2.738 euro al mese contro i 2.625 del 2022, in aumento del 4,3%.
L’inflazione aumentata del 5,9%, però, ha fatto in modo che in termini reali i beni e servizi acquistati siano in effetti diminuiti dell’1,5%. Si sono inoltre ridotti i divari territoriali. La differenza relativa tra la spesa massima del nord ovest e quella minima del sud è scesa al 35,2% nel 2023 rispetto al 36,9% del 2022.
Dunque nonostante le famiglie residenti in Italia hanno speso di più il loro tenore di vita non è aumentato per colpa dell’inflazione. Tanto più che il forte aumento dei prezzi che ha caratterizzato il 2023, anche se in maniera più contenuta rispetto al 2022, è stato fronteggiato dalle famiglie risparmiando meno o attingendo ai risparmi. Ma anche modificando le proprie abitudini di consumo.
È addirittura calata la propensione al risparmio, molto al di sotto dei livelli pre-Covid. Per quanto riguarda le modifiche negli acquisti, queste hanno riguardato nello specifico gli alimenti. Il 31,5% delle famiglie intervistate dall’Istat nel 2023 ha dichiarato, infatti, di aver provato a limitare, rispetto a un anno prima, la quantità o la qualità del cibo acquistato. I prezzi di alimenti e bevande analcoliche sono infatti lievitati anche del 10%.
Secondo l’Istat nel 2023 le spese delle famiglie per l’acquisto di questi prodotti sono cresciute del 9,2% rispetto all’anno precedente. Gli aumenti sono stati particolarmente elevati per le spese destinate a cibi pronti e altri prodotti alimentari pronti (+15,5%, 34 euro mensili), oli e grassi (+12,9%, 17 euro), ortaggi, tuberi e legumi (+12,2%, 69 euro), latte, altri prodotti lattiero-caseari e uova (+11,9%, 65 euro), zucchero, prodotti dolciari e dessert (+9,6%, 23 euro), cereali e prodotti a base di cereali (+9,3%, 83 euro).
Per la carne, che da sola rappresenta il 21,0% della spesa alimentare, l’aumento è stato del 6,7% (111 euro mensili nel 2023). La spesa non alimentare è invece cresciuta del 3,2% rispetto al 2022 (in media 2.212 euro mensili, che rappresentano l’80,8% della spesa totale). Con aumenti attorno al 5% nel Centro (5,1%) e nelle Isole (5,2%). Il livello di spesa non alimentare più elevato si è osservato, come nel 2022, nel nord-ovest: 2.474 euro, senza però differenze significative rispetto ai 2.429 euro dell’anno precedente.
Aumenti per le famiglie: su trasporti, istruzione e salute
La crescita ha interessato soprattutto le spese per servizi di ristorazione e di alloggio (+16,5%, 156 euro mensili), per beni e servizi per la cura della persona, servizi di protezione sociale e altri beni e servizi (+14,5%, 138 euro), quelle per servizi assicurativi e finanziari (+14,1%, 76 euro) e le spese per ricreazione, sport e cultura (+10,8%, 102 euro). Aumentate anche le spese per trasporti (+9,2%, 291 euro mensili), per istruzione (+8,7%, 16 euro mensili) e per salute (+3,8%, 118 euro).
Anche nel 2023 le regioni con la spesa media mensile più elevata sono Trentino-Alto Adige (3.478 euro) e Lombardia (3.189 euro), mentre Puglia e Calabria sono quelle con la spesa più contenuta, rispettivamente 2.060 e 2.008 euro mensili. La quota più alta per alimentari e bevande analcoliche si è registrata proprio in Calabria, dove si attesta al 28,0%, a fronte del 19,2% osservato a livello nazionale e del 14,9% del Trentino-Alto Adige.